Dopo la JSM10, mi fa piacere condividere con voi alcune informazioni sulla AKJ95, sempre di casa Ibanez.
In linea generale, devo dire che secondo me Ibanez non ha rivali nella fascia economica della produzione di semiacustiche, perchè ha un rapporto qualità prezzo incredibile. Anche la semiacustica più economica è davvero costruita in maniera impeccabile, a prescindere dalla sua ‘denominazione geografica’: sappiamo infatti che i prodotti più economici della casa vengono costruiti in Cina, ma non per questo sono realizzati o rifiniti in maniera più grossolana rispetto a quelli costruiti altrove nel mondo, almeno non in casa Ibanez, dove la qualità delle finiture resta sempre eccezionale.
Questo modello è comunque un ‘entry level’ nel mercato delle semiacustiche, ma la ottima costruzione e il buon sound permettono di collocare questa chitarra nella fascia delle ‘ottime entry level’, al punto che credo possa soddisfare anche palati raffinati, purchè non snob ( perchè manca di blasone ). Chiariamoci, non è possibile paragonare questa chitarra ad altre di costi ben superiori, non sarebbe nè corretto nè intelligente.
LA COSTRUZIONE
La forma richiama quella Gibson 175, ma il corpo della AKJ95 è più piccolo per dimensioni di qualche centimetro. Il corpo è in acero laminato e il colore, denominato Yellow Sunburst, la verniciatura, i bei disegni del legno e le finiture sono davvero pregevoli. Il manico è composto di acero e mogano, in tre pezzi incollati, mentre la tastiera è in palissandro, con 20 tasti di tipo ‘medium’.
La chitarra è corredata dai classici 2 controlli di volume e tono ( uno per il pickup al manico ed uno per quello al ponte ) più il canonico switch a 3 posizioni per il controllo del pickup da ‘attivare’.
Già da spenta mi ha dato subito una bellissima sensazione sia di comodità che di suono. In base ai miei gusti ( io apprezzo moltissimo il suono inscatolato e legnoso ) devo dire che è una chitarra che regala un buon sound anche da non amplificata, anzi, nel mio caso ( ma forse sono io che non sto bene ) ho cercato proprio di regolare l’amplificatore affinchè preservasse le sensazioni acustiche che la chitarra crea ‘da spenta’ ( che brutto modo di dire .. ) tanto mi è piaciuta la sensazione.
Le corde lisce che la chitarra monta di fabbrica : .011 -.015 – .022w – .030 – .040 – .050, devo dire che sembrano la giusta configurazione per un ‘jazz feel’.
L’ hardware è di tipo cromato.
I PICK UP
I pickup sono Super58 Custom, solo lontanissimi cugini degli apprezzati Super 58 utilizzati da big quali John Scofield, Pat Metheny, George Benson ed altri che infatti vengono montati anche nelle relative chitarre signature. Questi infatti, come mi ha giustamente segnalato il buon Luca Villani, sono fabbricati in Cina, con magnete ceramico ed output più alto dei “cugini del Sol Levante”. Con il tono aperto danno un suono relativamente moderno e fresco, ricco di alti ed adatto a tantissime situazioni anche in generi come la Fusion o il Blues. Se si chiudono un filo gli alti sull’amplificatore o si chiudono un po’ i toni sulla chitarra o ancora perchè no, si chiude leggermente il volume, ecco che il suono scivola in territori tipici del jazz : morbido, caldo, rotondo, legnoso.
IL SUONO
Per chi come me ne voglia fare un uso jazzistico/fusion direi che la chitarra centra perfettamente l’obbiettivo, malgrado sono certo che possa convivere ottimamente in altri territori, specie se abbinata all’amplificatore giusto.
Un breve test, come al solito ‘buona la prima’ ( per cui aspettatevi errori e difetti vari ) :
Un secondo breve test sempre ‘buona la prima’ per cui, siate clementi..
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