Mi accingo anche io a raccontare la mia esperienza con il Roland Jazz Chorus 40w. Quelle che seguono sono opinioni personali e certamente non sono “l’ultima parola” riguardo a questo amplificatore.
Cenni Storici
Il cuore di questo amplificatore come sappiamo è un progetto “antico”: infatti il fratellone a 120w è stato ideato nel 1975 da casa Roland. Il 40w in oggetto in realtà è un adattamento moderno ( forse del 2015 ) ad una potenza inferiore del capostipite. Questo ha portato a delle dimensioni più contenute, un prezzo più contenuto, nuove connessioni , ma senza rinunciare al suono tipico del Jazz Chorus che tanti chitarristi a livello mondiale apprezzano sin dalla sua nascita.
In teoria dovrebbe essere una sorta di risposta sul fronte transistor allo storico e blasonato Fender Twin; non so a quale modello in particolare si siano ispirati i giapponesi di casa Roland perchè Fender devo dire ha prodotto un’infinità di modelli Twin nel corso degli anni tali da confondere le idee .. Per la mia esperienza di prove e test, devo dire che pur avendo forse preso spunto dal Fender, il risultato sonoro del JC è comunque assai diverso nella sostanza. Non voglio dire ‘meglio’ o ‘peggio’, ma soltanto ‘differente’ e ve lo dice uno che li ama profondamente entrambi.
Non ho avuto modo di fare una comparativa tra il fratellone a 120w e questo a 40w, ma a memoria, il suono è davvero lo stesso ( anche se la mia memoria potrebbe certo ingannarmi ). Il fratello potente era nel mio mirino già negli anni ’80 ma vuoi il costo e vuoi che a quel tempo i miei gusti propendevano per una musica un po’ diversa da quella che suono ora, il Roland Jazz Chorus rimase per decadi un sogno in un cassetto. Ora, con l’avvento del 40w ( che io ho acquistato comunque usato ) ho potuto togliermi lo sfizio di farlo entrare in casa e godermi appieno ciò che riesce a dare.
Versatilità ? Ni.
Va detta una cosa : a mio PERSONALISSIMO giudizio questo non è un ampli per suonare “qualsiasi cosa” come invece potrebbe essere il Fender Twin da cui prende spunto che vince decisamente sulla versatilità. Non so se sia o meno voluto, ma trovo che il JC abbia una personalità così spiccata che non si possa mai snaturarlo, nemmeno esagerando con regolazioni di equalizzazione eccessiva ( cosa che invece ho ottenuto da altri ampli ) : lui suona e suonerà sempre da JC e sarà sempre riconoscibile. Non chiedetemi perchè, io non sono certo un tecnico, ma ho idea che i coni in questo abbiano la loro parte di responsabilità.
Esprimendomi davvero in soldoni, quello che io avverto nel carattere del JC è una sorta di “punta” ( come una equalizzazione con un q ridotto ) che pervade assurdamente l’intero range di frequenze, dalle basse alle alte. E’ come se si fosse scomposto lo spettro in tre ed in ognuna di queste qualcuno avesse agito per creare un monte nello spettro delle frequenze, circa al centro del ritaglio.
Bello o brutto, giusto o sbagliato, questo, secondo me è il carattere che marca l’ampli ed è la particolarità che me lo fa tanto apprezzare. Al tempo stesso, il suono prodotto secondo me si colloca in ambito jazzistico/fusion e poco più. Onestamente non è un ampli che consiglierei per il blues e per il rock, tanto per dire; ma è anche vero che queste ‘verità’ tipiche del web, a volte sono poi smentite dai risultati che vediamo in giro per il mondo su palchi piccoli o grandi.
In ogni caso, io lo cercavo per definire il mio “fusion sound”, se così posso permettermi di chiamarlo.
Opinioni personali dopo circa un mese di utilizzo
1) Una prima cosa che ho notato da quando ce l’ho ( circa un mese, credo ) è che non ho più avuto bisogno di alcun pedale. Il riverbero è incorporato e funziona molto bene, il chorus è incorporato ed è famoso; un punto di forza di questo ampli ( il chorus è anche stereo, peraltro ) , il vibrato è incorporato ma non lo userò mai, credo; la distorsione incorporata.
“Ma come ? La distorsione del JC lo sanno tutti che è orribile !” … ma non secondo me.
Come dicevo poco fa, se penso alla distorsione che cerca chi suona rock o rock blues, ecco che mi schiero dalla loro parte, la distorsione è orrenda; ma se invece lo penso come ampli fusion, a me la distorsione incorporata in questo ampli, piace moltissimo. Certo, non è quella a cui ero abituato nel mio precedente ed ancora in essere “sistema” di amplificazione ( Bassman ’59 + Mojo Hand Extra Special ( mooolto ‘dumbolosa’ )) , ma copre un suono differente altrettanto interessante se contestualizzato a dovere. Non ho ancora provato ( perchè non ne sento la necessità ) nessun pedale collegato all’ampli per cui non so dirvi. Quello che posso dirvi è che sul retro ci sono le connessione Send/Return ( così come anche una uscita per le cuffie ( molto comoda per chi studia in appartamento ) ed una ulteriore uscita stereo per collegare l’ampli ad un mixer o ad un registratore. Comodi anche gli ingressi per i pedali di controllo che possono attivare e disattivare i vari effetti di riverbero, chorus e distorsione; almeno un paio mi piacerebbe prenderli.
2 ) Un’altra cosa che noto è che, come già detto, non posso snaturarlo agendo sui controlli di tono. Certo che funzionano e per quanto sia offrono possibilità, ma la pasta del suono, resta quella.
Come sempre si fa, ho iniziato a regolare l’ampli partendo con i controlli ad ore 12 e gira che ti rigira, gira che ti rigira, mi sono ritrovato nuovamente con i tre controlli ad ore 12 ( circa ) !
Credo sia dovuto al fatto che per l’appunto, l’ampli suona comunque sempre uguale e già “di base” ha una equalizzazione che veste perfettamente ciò che stavo cercando io.
3) Infine una cosa “strana”. Avevo provato questo ampli ( in versione 40w e 120w ) sempre con chitarre semiacustiche a cassa alta e mi era sempre piaciuto. Mi ero dunque fatto l’idea che la chitarra ideale fosse una semiacustica ( e forse lo è , non saprei dirlo ). Nel mio parco attuale però di semiacustiche neppure l’ombra e così, avevo creduto che la migliore chitarra da abbinargli fosse, tra le mie, la Telecaster Thinline ( che uno straccio di vuoto nel body, lo offre ) .
Non avrei mai pensato invece che, per il suono che avevo in mente, la soluzione migliore fosse la Telecaster ’52 ! ( almeno per me )
Con la Thinline, che ha un’uscita decisamente più alta, faccio perfino fatica a dosare la dinamica perchè per quanto stia delicato e malgrado il pulsante BRIGHT non attivo, i cantini sono sempre e comunque troppo alti di volume rispetto alle altre corde. Potrei tentare di disallineare gli humbucker inclinandoli verso il basso nella zona dei cantini, ma onestamente mi sembra una soluzione un po’ sciocca. Non ho comunque provato perchè collegata la ’52 ho deciso che questa era l’abbinata giusta; vorrà dire che la Thinline la suonerò solo con il mio fido Bassman.
Ho anche provato a suonarci la Stratocaster, ma nel mio immaginario, non sono l’accoppiata ideale perchè ho un suono particolare in mente da soddisfare, che la Strato non può darmi ( quantomeno non la Strato in mio possesso ).
Infine, mi farebbe piacere a questo punto potervelo far sentire .
La traccia è una cosa scandalosa, registrata come ‘buona la prima’ e tenta ( perdonate i silenzi creatisi nei momenti in cui cambiavo il suono ) di farvi sentire un po’ tutta la disponibilità dell’ampli pur non muovendo l’equalizzazione, per cui sentirete il clean, il chorus, il distorto e una sorta di crunch, il tutto attraverso una Telecaster ’52 che entra direttamente nell’input del JC.
La clemenza sia con voi. 🙂
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