“Blackie”, “Lucille”, “Frankenstrat”, “Lenny”, “Lucy”, sono solo alcuni dei bizzarri appellativi, spesso nomi di donna, che famosi chitarristi hanno assegnato ai loro amati strumenti alimentando l’ideale romantico del giuramento di eterno amore tra il musicista e la sua chitarra, percezione invero tutt’altro che confermata nei fatti.
Sono realmente pochi, anzi è probabile che non ne esistano, i chitarristi che nella loro intera carriera hanno utilizzato un solo strumento.
Certamente Jimmy Page non fa eccezione e anche se è indubbio che la Les Paul fu per motivi timbrici ma anche per ragioni puramente estetiche la sua chitarra preferita, durante la sua carriera e in special modo nella sua prima fase conclusasi con lo scioglimento dei Led Zeppelin, le chitarre passate tra le sue mani sono state diverse e numerose.
E’ vero che la maggior parte delle immagini che lo ritraggono dal vivo ci mostrano Page accompagnato da una delle sue Les Paul, ma esistono molte testimonianze fotografiche dell’utilizzo di chitarre diverse con particolare predilezione per la Telecaster una delle due ammiraglie di casa Fender.
Sicuramente la sua esperienza in studio, lo aveva reso particolarmente sensibile alle differenze di suono e aveva aumentato la sua consapevolezza del timbro “giusto” per ogni situazione.
Quel che è certo è che Jimmy concesse ben più di una scappatella alla Telecaster, ma anche che molti altri strumenti soddisfarono una manifesta promiscuità.
Grazie alle numerose informazioni raccolte in rete, tra l’altro spesso discordanti fra loro e la consultazione di qualche libro e qualche rivista che più di una volta hanno soltanto aumentato la mia già enorme confusione, ho provato a stilare un elenco, senza nessuna pretesa di completezza, delle chitarre possedute o comunque utilizzate da Jimmy Page, partendo dai primi passi all’inseguimento di un sogno per arrivare fino ai giorni nostri attraversando tutta la sua decennale carriera.
HOFNER PRESIDENT
L’unica foto che ritrae Page con quella che sembrerebbe essere stata la sua prima chitarra seria non permette di identificare con certezza se si tratta di una Hofner President, un modello palesemente ispirato agli strumenti visti sotto le dita di Wes Montgomery e Charlie Christian, ma un video presente anche nel film “It Might Get Loud” oltre che facilmente rintracciabile su Youtube, dove Jimmy Page allora tredicenne si esibisce con quella che probabilmente è stata la sua prima band, lo conferma definitivamente. Inoltre la forma della paletta, il particolare taglio della spalla mancante e il logo Hofner ben visibile, sono tutti indizi che avvalorano la teoria secondo la quale quello strumento fosse proprio una President risalente a non prima del 1957, contrariamente a quanto riportato praticamente ovunque, dove si sostiene che la chitarra fosse una Senator di produzione precedente.
Anche se oggi lo si ricorda quasi esclusivamente per il violin bass di Paul McCartney, il marchio Hofner godette in realtà di una notevole popolarità presso i musicisti inglesi degli anni cinquanta e sessanta, al punto che Selmer, lo storico produttore e negozio di strumenti musicali occupava intere pagine su “New Musical Express”, famoso magazine britannico per pubblicizzarne le chitarre, solleticando l’appetito dei giovani aspiranti musicisti come ad esempio George Harrison, John Lennon e non ultimo appunto Jimmy Page.
RESONET GRAZIOSO/FUTURAMA
E sempre presso Selmer, Jimmy acquistò la chitarra che ai suoi occhi dovette apparire come un gran passo in avanti.
Si trattava di una Resonet Grazioso, una produzione cecoslovacca con una linea decisamente ispirata alla Fender Stratocaster, che per questioni linguistiche Selmer, distributore del marchio, decise di trasformare in Futurama ovviando alle difficoltà di pronuncia del pubblico inglese di fronte a un termine come Grazioso.
Jimmy Page la utilizzò durante la sua militanza come chitarrista dei The Crusader, la band che accompagnava Neil Christian e che vide tra le sue fila anche Ritchie Blackmore e Nicky Hopkins.
Le fotografie che mostrano George Harrison con una Futurama a tracolla confermano che il costo accessibile di questa chitarra e il suo essere stata in un certo senso una versione avvicinabile della Stratocaster, vista la dlifficile reperibilità di strumenti americani, la rese probabilmente uno degli strumenti preferiti dagli aspiranti musicisti sul suolo britannico.
FENDER STRATOCASTER ’57
Il comprensibile passo successivo, fu quello di acquistare una vera Fender Stratocaster Sunburst a due toni identica a quella di Buddy Holly che soppiantò la Futurama. In quel periodo, Page deve essere stato uno dei pochissimi fortunati possessori di una Stratocaster in Inghilterra, visto che ancora la loro diffusione fuori dagli Stati Uniti era molto limitata.
Quel che è certo è che questa fu la prima chitarra realmente di qualità che venne carezzata dalle mani di Jimmy Page anche se il suo rapporto con la Stratocaster fu meno amichevole rispetto a quello con la Telecaster.
E’ probabilmente la chitarra con la quale venne incisa “The Crunge”, pubblicata su Houses of the Holy, visto che esistono foto che ritraggono Jimmy alle prese con l’incisione dell’album e che Page dichiarò che la canzone venne registrata con una Stratocaster.
E’ invece certamente la chitarra utilizzata il 4 settembre 1974 a New York, durante una jam a Central Park con gli amici Bad Company.
Il 3 ottobre 1995 durante il tour con Robert Plant, una Stratocaster a prima vista molto simile fece nuovamente la sua comparsa sul palco, ma ad un’analisi più attenta è facile identificare delle differenze delle quali la più evidente è la tastiera in palissandro e non in acero e anche la difficoltà nel riconoscere il logo sulla paletta non aiutano a confermare che si tratti realmente di una Fender.
GIBSON LES PAUL STANDARD “KEITHBURST”
Una specie di leggenda tra le chitarre, passata tra le mani di alcuni dei maggiori musicisti del secolo scorso.
Il primo di questi a venirne in possesso, acquistandola da John Bowen chitarra solista di Mike Dean & the Kinsmen, fu nientemeno che un ancora poco conosciuto Keith Richards.
In realtà non esiste l’assoluta certezza che la chitarra vista tra le mani di Jimmy Page fosse proprio questa, ma il fatto che la diffusione di strumenti di un certo pregio in terra britannica prima della metà degli anni sessanta fosse molto limitata ed inoltre la particolarità di montare un tremolo Bigsby, rendono molto più che probabile che questa chitarra abbia avuto diversi utilizzatori tra i quali Jimmy Page.
Aggiungendo il fatto che gli Olympic Sound Studios dove Jimmy lavorava come session man erano spesso occupati dai Rolling Stones, si potrebbe sostenere con una certa sicurezza che la chitarra usata da Page fosse proprio quella di Richards, noto per non essere particolarmente possessivo nei confronti dei suoi strumenti.
E’ quindi molto probabile che la “Keithburst” insieme alla sua “Black Beauty” acquistata poco dopo sia stata una delle chitarre maggiormente utilizzate da Jimmy nelle sessions di registrazione, durante il suo lavoro in qualità di musicista di studio.
La successiva storia di questa chitarra è piuttosto avventurosa. Rimase in orbita Stones fino alla prima metà degli anni settanta, protagonista già di un primo passaggio di proprietà da Keith a Mick Taylor che la ricevette prima del suo ingresso nelle “Pietre Rotolanti” in sostituzione di Brian Jones. Venne quindi ceduta prima a Cosmo Verrico degli Heavy Metal Kids e in seguito a Bernie Marsden degli Whitesnake, prima di finire definitivamente tra i tentacoli del mercato del collezionismo dentro il quale se ne sono perse le tracce.
GIBSON LES PAUL CUSTOM ’60
La famosa “Black Beauty”, la chitarra con la quale Page iniziò la sua esperienza di session man e che utilizzò anche successivamente sia con gli Yardbirds, sia con i Led Zeppelin.
Il 9 gennaio 1970 alla Royal Albert Hall, lo spettacolo si concluse con l’esecuzione di “C’mon Everybody”, “Something Else” e “Bring It On Home” suonate da Jimmy proprio con la “Black Beauty”
Equipaggiata con il ponte tremolo Bigsby e con tre P.A.F. con il cablaggio modificato dal futuro roadie del dirigibile Joe Wright, venne utilizzata da Jimmy per l’incisione di “Whole Lotta Love”.
A conferma di quanto il caso possa essere perfido, durante la notte tra il 3 e il 4 settembre del 1971 all’aeroporto di Boston o forse a Milwaukee, durante l’attesa dell’aereo che avrebbe portato la band a Montreal, lo strumento venne rubato, sottraendo a Page una delle sue chitarre più amate.
Neanche un annuncio sul numero di Rolling Stone del 19 luglio 1973 e la promessa di una cospicua ricompensa servirono a riportare la “Black Beauty” al suo legittimo proprietario e ancora oggi il suo destino rimane sconosciuto.
Nel 2008 Jimmy Page collaborò con la Gibson allo scopo di realizzare una perfetta replica della sua rimpianta Custom.
Lo strumento venne commercializzato in una tiratura limitata di soli 500 pezzi dei quali 25 autografati da Jimmy.
FENDER TELECASTER ’59
Nonostante le cronache abbiano raccontato per anni che Page ricevette da Jeff Beck questa chitarra in segno di gratitudine per aver caldeggiato il suo ingresso negli Yardbirds come sostituto del dimissionario Eric Clapton (versione riportata anche in “The Hammer of the Gods”, la biografia dei Led Zeppelin, più popolare anche se poco amata dai componenti della band), la realtà è leggermente diversa.
La chitarra venne effettivamente regalata da Beck a Page, ma soltanto un paio di anni dopo, quando Jeff lasciò la band per via di un carattere non certo facile e servì probabilmente come gesto distensivo.
Nel 1967 Page, spinto dall’atmosfera creativa che si respirava nella Londra di quegli anni, personalizzò lo strumento prima decorandolo con alcuni vetrini circolari che riflettendo le luci del palcoscenico davano vita a particolari effetti e poi rimuovendone la vernice originale per realizzare un discutibile disegno psichedelico simile a un dragone cinese, tanto da venir ricordata come la “Dragon Telecaster” ed è con questa chitarra nella sua versione rinnovata che Page consumò i primi concerti dei Led Zeppelin e incise il primo album della band.
Da alcune fonti sembrerebbe che la sua dismissione fosse dovuta a problemi ai pick up, versione confermata anche dal manager dei Led Zeppelin Peter Grant, anche se tutto sommato non proprio verosimile visto che l’eventuale sostituzione non avrebbe dovuto comportare grosse difficoltà.
E’ forse più probabile che la Les Paul permettesse di avere una spinta maggiormente compatibile con l’obbiettivo di Page di avere un suono più “grosso”.
In ogni caso la Telecaster rimarrà per tutta la carriera di Page uno dei suoi strumenti preferiti e questa in particolare ebbe il suo momento di gloria essendo la chitarra che Page utilizzò per incidere l’assolo di “Stairway to Heaven”, sicuramente uno dei momenti maggiormente celebrati nella discografia dei Led Zeppelin.
Nel 1998 Page rilasciò un intervista a Guitar World, dove al giornalista che chiedeva che fine avesse fatto la “Dragon Telecaster” raccontò che di ritorno da una tournè intorno alla metà degli anni settanta, si ritrovò una spiacevole sorpresa ad opera di un amico convinto invece di avergli fatto cosa gradita; il dragone era stato rimosso, la chitarra ridipinta e il cablaggio era stato modificato, secondo Page influenzando anche il suono.
Jimmy riuscì a recuperare soltanto il manico montandolo sulla Telecaster “Botswana Brown” che userà successivamente, ma sostenne lui stesso che il corpo non si rivide più.
DANELECTRO 3021 ‘61
Non esattamente una chitarra di pregio, pur essendo un’assoluta protagonista durante i concerti dei Led Zeppelin.
Page iniziò ad usarla dal vivo ai tempi degli Yardbirds per l’esecuzione di “White Summer”, brano che richiedeva un’accordatura particolare e l’adattabilità a questo ruolo la rese lo strumento preferito di Page ogni volta che il pezzo proposto richiedeva accordature non standard.
Esempi su tutti sono “Black Mountain Side” figlia diretta di “Black Waterside” nell’arrangiamento di Bert Jansch, “When The Leeve Breaks”, “In My Time Of Dying” e ovviamente “Kashmir”.
Il ponte venne sostituito con un Leo Quan Badass Style Wrap Around prima della tournè “Over Europe” del 1980, lasciando ben visibili i fori dell’originale.
Un’altra chitarra identica si vide durante la tournè del 1988 a seguito dell’album “Outrider” ma potrebbe trattarsi di una copia ad opera della Jerry Jones Guitars.
VOX PHANTOM XII
Una delle chitarre usate durante la sua permanenza negli Yardbirds, sia dal vivo che in studio e con la quale nello specifico incise “Tinker, Taillor, Soldier, Sailor”, ma utilizzata anche per la session mista che portò all’incisione di “Beck’s Bolero” pubblicata su “Truth” l’esordio di Jeff Beck e sembrerebbe anche per la parte ritmica di “Thank You” e per “Living Loving Maid” su “Led Zeppelin II”
Appartiene a quel genere di strumenti che è impossibile giudicare al di fuori del loro contesto storico.
La forma pentagonale che oggi risulta sicuramente datata, aveva sicuramente un suo fascino per i giovani musicisti degli anni sessanta, costantemente alla ricerca di espressioni di rottura con la tradizione e se alcune aziende si affacciarono sul mercato proprio con oggetti di questo genere, come ad esempio l’italiana Eko, anche un marchio storico come Vox già affermato grazie alla qualità dei suoi amplificatori non stette a guardare e propose alcuni modelli con sagome innovative quando non delle vere e proprie rivoluzioni, almeno nelle intenzioni, come la chitarra/organo, sorta di ibrido che teoricamente avrebbe dovuto racchiudere le caratteristiche dei due strumenti e del quale sorprendentemente sembra che Jimmy Page non sia mai stato possessore.
FENDER ELECTRIC XII ‘65
In uso già durante la militanza negli Yardbirds è la dodici corde con la quale vennero incise “Stairway To Heaven” e “When The Leeve Breaks” nel dicembre del 1970, pubblicate l’anno dopo su “IV” e “The Song Remains The Same” nel 1972 posta l’anno successiva come apertura di “Houses Of The Holy”.
Concepita dopo l’acquisto della Fender da parte della CBS avvenuto nel 1965, per inseguire, ormai in ritardo, la scia di strumenti simili realizzati dalla Rickenbacker, si rivelò un totale fallimento e uscì di produzione già nel 1969.
Montava di serie il primo ponte che permetteva tramite dodici singole sellette di ottenere un’intonazione più precisa e questo la rese probabilmente più affidabile rispetto ad altri strumenti dello stesso genere, mentre le forme del body avevano forti richiami ad altre chitarre già prodotte dalla Fender.
Particolare la paletta denominata “Hockey Stick” proprio per la somiglianza a una mazza da hockey.
Mai usata dal vivo fino al 4 aprile 2009, quando per celebrare il suo ingresso nella Rock And Roll Hall of Fame, Jeff Beck duettò con Jimmy Page insieme a Tal Wilkenfield e Vinnie Colaiuta in un medley comprendente “Beck’s Bolero” e “Immigrant Song”.
GIBSON LES PAUL STANDARD 1959/1960
Si potrebbe dire che il definitivo idillio tra Jimmy Page e la Les Paul Standard sia nato per intercessione di Joe Walsh. Nel 1969 la tournè dei Led Zeppelin fece tappa al Filmore West di San Francisco e Page chiese consulenza a Walsh, ai tempi chitarrista e cantante dei James Gang, perchè lo aiutasse a trovare una Les Paul che lo appagasse pienamente, in quanto la sua ricerca si era rivelata infruttuosa.
Walsh che era in possesso di due esemplari di Les Paul Standard, tenne per se quella che considerava migliore e convinse Page ad acquistare la sua seconda scelta per una cifra che risulta diversa a seconda delle fonti e varia dai 500 ai 1200 dollari.
Divenne la chitarra che Jimmy definì “Number One” e che nominò sua “moglie e padrona”, soppiantando definitivamente nel suo cuore la “Dragon Telecaster” che a causa del cattivo funzionamento dei pick up e del fallito tentativo di ripararla dello stesso Page venne accantonata, come confermato anche dal manager dei Led Zeppelin Peter Grant.
A riguardo di questo passaggio di consegne Jimmy si espresse così: “mi innamorai della Les Paul non appena la toccai. Non che la Telecaster non fosse amichevole, ma la Les Paul era stupenda e più docile da suonare” e aggiunse: “forse la Gibson ha un suo suono stereotipato ma ha un sustain veramente gradevole che mi ricorda gli strumenti ad arco”
In realtà si trattava di una Les Paul quanto meno atipica.
La particolarità più evidente di questa chitarra era il manico molto più sottile delle sorelle dello stesso periodo. Questo era dovuto al fatto che Joe Walsh fece riparare da Virgil Lay un abilissimo liutaio di Akron il manico danneggiato con il risultato che quando la chitarra gli venne restituita, l’originale manico “grassoccio” era diventato molto più sottile e questa caratteristica la rese poco gradita a Walsh. E’ probabile invece che sia stato uno dei principali motivi per cui Page preferì questa alle Les Paul provate in precedenza.
Si potrebbe dire che quella che capitò tra le mani di Jimmy fosse una chitarra che un purista e in questo senso forse Joe Walsh lo era, considererebbe irrimediabilmente danneggiata.
Ma non era l’unica peculiarità dello strumento. Page una volta venutone in possesso modificò radicalmente l’elettronica e al fine di avvicinarsi al suono dell’ammiratissimo Peter Green, sostituì il potenziometro del tono del pick up al ponte, un P.A.F. bianco, con un push-pull che permetteva di invertirne la fase.
Questo pick up venne sostituito nel 1972 con un T-Top con cover cromata che rimase al suo posto per buona parte della carriera di Page arrivando fino ai primi anni novanta quando anch’esso venne sostituito.
Al contrario il pick up al manico rimase lo stesso fino a quando nel 2000 venne rimpiazzato da un P.A.F.
Le modifiche interessarono anche l’hardware dove alle meccaniche originali Kluson, Page preferì le più affidabili Grovers già montate sulla sua Les Paul Custom nera.
La riparazione operata da Virgil Lay non permette di risalire con certezza all’anno di fabbricazione dello strumento, in quanto il numero di serie è stato rimosso e le misure del manico sono state cambiate, ma l’esperto Edwin Wilson data la sua costruzione tra il ’59 e il ’60.
Il fatto che i pick up fossero bianchi avvalora l’ipotesi di Wilson, visto che Gibson non produsse magneti di quel colore fino al 1959.
FENDER STRATOCASTER OLYMPIC WHITE
Alla vigilia della momentanea reunion per celebrare la scomparsa di Ahmet Ertegün, suggellata dal trionfante concerto londinese del 2007, Jimmy Page ritornò in possesso della Stratocaster Olympic White, prestata nel 1969 a John Paul Jones.
E’ quindi credibile che, come spesso raccontato, fosse una delle chitarre in uso durante la registrazione di “Thank You” ma sembrerebbe invece impossibile che possa essere stata tra le sei corde utilizzate per l’incisione di “Ten Years Gone” nel 1974 a Headley Grange, come invece qualcuno sostiene.
In ogni caso il poco interesse dimostrato per la restituzione di uno strumento di indubbia qualità, oltre che di indiscutibile bellezza, conferma che la scintilla tra Page e la Stratocaster non scoccò mai.
GIBSON ES 1275 Double Neck 6/12 strings
Sicuramente la doppio manico più famosa di sempre della quale si sa praticamente tutto compreso il numero di serie.
Era una chitarra che veniva costruita esclusivamente su ordinazione e in questo caso venne realizzata dalla Gibson su esplicita richiesta di Page, che dal vivo voleva evitare di dover passare da una chitarra a un’altra nel mezzo dell’esecuzione di un brano.
Ovviamente fu utilizzatissima dalla tournè che fece seguito a “IV”, per l’esecuzione di tutti i brani che prevedevano l’uso misto di 6 e 12 corde, come “Stairway To Heaven”, “Celebration Day” e “Tangerine” e negli anni successivi anche per l’articolata “The Song Remains The Same”, per “The Rain Song” e per “Sick Again”.
In studio Page preferì quasi sempre utilizzare altri strumenti, ma Dave Lewis “storico” del dirigibile sostiene che la lunghissima “Carouselambra” avesse parti suonate con questa chitarra. Inoltre Page ha confermato in un’intervista a “Guitar World” che il brano “Waiting On You” pubblicato sull’unico album del progetto con David Coverdale è stato inciso in parte con la ES 1275.
Da molti anni Page non porta questa chitarra sul palco e anche il suo tecnico “Binky” si è dimostrato piuttosto riluttante all’idea a causa della responsabilità derivante dalla altissima quotazione di oltre 50000 dollari.
GIBSON LES PAUL STANDARD ‘59
Numero di serie 91703 e “Number Two” nella classificazione di Page. Venne acquistate alla fine del tour americano del 1973, come rimpiazzo per la “Number One”, che portava ormai addosso i segni di centinaia di concerti.
Anche in questo caso le modifiche furono numerose.
Intanto il profilo del manico venne lavorato in modo da risultare identico a quello della “titolare”, ma le operazione di maggior rilievo riguardavano il cablaggio dei pick up.
Page progettò un sistema che prevedeva che ambedue i pick up potessero essere invertiti di fase tramite i potenziometri push pull sui controlli del tono e potessero inoltre essere splittati in modo da lavorare a bobine singole collegati sia in serie che in parallelo a seconda della posizione dei relativi switch posti sotto al battipenna.
Un cablaggio del genere garantiva una enorme versatilità e un infinito range espressivo all’istrionico Page.
Comparve per la prima volta su un palco nel 1975, utilizzata per suonare “Dazed and Confused”, “Moby Dick” e “Over The Hills and Far Away” e la si è vista durante il concerto all’Arena O2 nel 2007 per le versioni di “Trampled Under Foot”, “Since I’ve Been Loving You” e “Misty Mountain Hop”.
Sembrerebbe essere la chitarra con la quale Jimmy incise “Kashmir” ovviamente accordata in DADGAD come previsto dal brano.
FENDER TELECASTER ’66
Un altro esemplare di Telecaster in questo caso color crema venne utilizzato da Page per l’incisione di alcuni pezzi di “Physical Graffiti” che tra l’altro raccogliendo diversi brani risalenti alle sessioni degli album precedenti, non è da escludere contenesse anche tracce incise con la “Dragon”.
Venne nuovamente utilizzata per il tour europeo del 1980 durante l’esecuzione di “All My Love” e successivamente divenne una delle chitarre preferite di Page durante l’esperienza con Paul Rodgers nel progetto The Firm, ma anche in quella più particolare al festival folk di Cambridge con Roy Harper con il quale condivise l’anno successivo un bellissimo album (a dire il vero non si trattava della prima collaborazione) e nuovamente ne1 1998 quando incise l’assolo di “Upon a Golden Horse” pubblicata sull’album “Walking into Clarksdale” a nome Page and Plant.
GIBSON LES PAUL STANDARD ‘69
La meno celebrata delle sue Les Paul, meritevole comunque del titolo di “Number Three”. Si trattava in origine di una Gold Top che venne riverniciata in tinta cherry red, e la sua provenienza è incerta anche se alcune fonti citano per l’ennesima volta Jeff Beck come precedente proprietario.
Utilizzata in diversi concerti per l’esecuzione di “Immigrant Song”, “Dazed and Confused”, “Bring It On Home”, “Whole Lotta Love” e “Heartbreaker”.
Non ci sono molte informazioni su un ipotetico utilizzo in studio.
Dopo la modifica ad opera di Clarence White con l’aggiunta del B-Bender e le conseguenze dal punto di vista timbrico che non furono gradite a Page, questa chitarra vide comunque il palco abbastanza spesso già durante la tournè con Paul Rodgers e i The Firm e nonostante le sue titubanze venne nuovamente utilizzata in tour con David Coverdale e per i concerti che seguirono l’uscita dei due dischi incisi insieme a Robert Plant negli anni novanta oltre che per l’esecuzione di “Kashmir” nel 2007 alla O2 Arena.
FENDER STRATOCASTER ’64
La “Lake Placid Blue” utilizzata in studio per le session sia dell’album “Presence”, probabilmente per l’incisione di “For Your Life”e “Hots On For Nowhere”, sia per quelle di “In Through The Out Door”.
Vista sul palco poco dopo l’acquisto avvenuto nell’aprile del 1975, durante i celebri concerti all’Earl’s Court di Londra nel maggio successivo, ma anche nelle ultime tournè con i Led Zeppelin per l’esecuzione di “In The Evening”, con tanto di prova filmata a Knebworth nel 1979.
Anche negli anni ottanta Page ebbe modo di portarla sul palco, durante i concerti dei Firm, ma in generale il suo scarso utilizzo conferma che il rapporto tra Jimmy e la Stratocaster fu piuttosto freddo.
FENDER TELECASTER ’53
E’ la chitarra sulla quale Jimmy montò il manico superstite della “Dragon” e questo generò l’equivoco che si trattasse della stessa chitarra nuovamente ridipinta e la si vide per la prima volta durante il tour del 1977.
In realtà la finitura Botswana Brown era quella originale e ad essere sostituito fu semplicemente il manico che dall’iniziale in acero venne rimpiazzato con quello in palissandro della “Dragon”.
Venne anche modificata creando uno scasso nella parte posteriore del body, che potesse ospitare il B-Bender, marchingegno ad opera di Gene Parsons e Clarence White.
Anche questa chitarra come la ’66, accompagnò Page a Knebworth nel 1979 in questo caso nell’interpretazione di “Hot Dog” e “Ten Years Gone” oltre che nel tour del 1980 durante l’esecuzione di alcuni brani dell’ultimo album e quindi successivamente sia nel progetto The Firm che nel tour da solista a seguito del pessimo album “Outrider”. Nuovamente durante l’iniziativa a scopo benefico “A.R.M.S.” del 1983 la “Botswana Brown” fu la chitarra più utilizzata da Page.
GIBSON RD ARTIST ‘77
Uno dei tanti modelli che mostrano l’ossessione per la modernità che fece seguito alla cosiddetta Ted McCarty-era all’interno della Gibson e che purtroppo perdura ancora oggi.
Creata con l’intento di contrastare le innovative chitarre prodotte nella seconda metà degli anni settanta da aziende come la B.C. Rich, originali sia per le forme che per particolari accorgimenti tecnici, ne venne fuori un surreale incrocio tra modelli già particolari come la Explorer e la Firebird, che sembrava partorito da Salvador Dalì in un momento di sterilità creativa.
Per la parte tecnica venne coinvolto niente meno che Robert Moog inventore dell’omonimo synth che realizzò un sistema che permetteva di aumentare tramite appositi switch, la presenza degli acuti oppure il sustain e perfino anticipare o ritardare l’attacco e il decadimento della nota.
Page la utilizzò esclusivamente nell’agosto del 1979 a Knebworth eseguendo “Misty Mountain Hop”
ROLAND G-808 GUITAR
Gia dai primi anni della sua fondazione Roland investì molte delle sue risorse nel progetto di un connubio tra chitarra e sintetizzatore.
Ispirandosi alla G1000, chitarra della connazionale Greco, marchio piuttosto celebre per le sue fedelissime copie, ma della quale i modelli originali erano pressoché sconosciuti al di fuori del Giappone, la Roland immise sul mercato quella che a tutt’oggi è da molti considerato in questo ambito il miglior oggetto di sempre, la GR-808 e nonostante possa sembrare secondario che una chitarra del genere abbia una costruzione di qualità, si trattava invece di uno strumento di alto livello, con corpo in acero, top in mogano e tastiera in ebano.
L’intero sistema era composto dalla chitarra che fungeva da controller e dalla pedaliera GR-300 che costituiva la vera unità synth. Tuttavia il grande investimento quasi decennale della Roland non ebbe i risultati sperati e i riscontri molto limitati da parte di chitarristi particolarmente rappresentativi, dimostrarono che in fondo il mondo della chitarra e quello dei synth non erano così facilmente conciliabili.
Nei primi anni ottanta anche Jimmy Page fu comunque travolto dal fascino dei sintetizzatori e delle possibili applicazioni in ambito chitarristico e incise buona parte della colonna sonora di “Death Wish II”, in Italia “Il Giustiziere della notte 2”, utilizzando questo strumento.
ROLAND GR-707
L’ambizione della Roland di introdurre una nuova filosofia in ambito chitarristico, si infranse definitivamente di fronte all’insuccesso della G-707 e a un’intera schiera di musicisti che continuava comprensibilmente a preferire strumenti tradizionali.
Certamente la forma innovativa ma forse sin troppo futuristica per attrarre un pubblico tradizionalista come quello dei chitarristi, contribuì all’insuccesso che si risolse con l’interruzione della produzione nell’arco di poco più di un anno.
Eppure non si può non riconoscere che si trattava realmente di uno strumento rivoluzionario, in grado di funzionare sia come controller collegata al sintetizzatore GR-700, ma anche come chitarra tradizionale e che permetteva anche di usufruire contemporaneamente delle due modalità per mezzo di un switch a tre posizioni e del comando “Balance”.
Jimmy Page comparve come testimonial sulle riviste di settore e anche se non è raro leggere che venne utilizzata per la registrazione di “Death Wish II”, il fatto che la commercializzazione della G-707 avvenne nel 1984 e quindi due anni dopo la pubblicazione dell’album, rendono la circostanza quanto meno improbabile.
E’ ipotizzabile però che l’amico John Paul Jones gli abbia fornito l’occasione per testarla. Nel 1984 il regista Michael Winner contattò Jimmy Page con il quale aveva già collaborato per il già citato “Death Wish II”, per la realizzazione della colonna sonora del film “Scream fo Help”, ma Page, costretto a rifiutare l’offerta, consigliò a Winner di rivolgersi a John Paul Jones”. Jimmy partecipò su due brani del disco e in almeno un caso i suoni particolari possono far supporre che lo strumento utilizzato fosse la G707.
GIBSON LES PAUL CLASSIC PREMIUM PLUS
Durante gli anni novanta Jimmy Page rinnovò il suo parco chitarre con l’aggiunta di tre Les Paul Classic Premium:
- Gold Top
- Pepto Bismol
- Errie Dess
La più utilizzata durante i progetti sia con David Coverdale che con Robert Plant, oltre che per il tour con i Black Crowes che produsse l’album “Live At Greek”, fu la Gold Top che compare anche nel videoclip del brano “Pride and Joy”, singolo tratto da “Coverdale Page”, oltre che per l’esecuzione dal vivo di “Kashmir” nella tournè con Plant del 1994.
E’ visibile anche nel film “It Might Get Loud”.
La seconda fu la “Pepto Bismol”, bizzarro soprannome attribuitole da Page per via della tinta rosa identica a quella dell’omonimo sciroppo per il mal di stomaco.
Suonata da Page durante il tour giapponese con David Coverdale e comprensibilmente mai più rivista.
La terza è la cosiddetta ”Errie Dess”, praticamente identica alla “Pepto Bismol” ma in una strana tinta che definirei “vinaccia marmorea” comparve dal vivo il 9 maggio del 1998 sul palco del Saturday Night Live, quando Page duettò con Puff Daddy per la promozione del film “Godzilla”, che vedeva tra i brani della colonna sonora “Come With Me”, rielaborazione del riff di “Kashmir” ad opera dell’inedito duo.
Durante il tour “Walking Into Everywhere” insieme a Plant, fece spesso la sua apparizione sulle assi del palcoscenico.
La particolarità che accomuna questi tre strumenti è quella di montare l’innovativo accordatore robotico Axcent Tuning Systems che permetteva a Page di passare da un’accordatura all’altra in modo più pratico e veloce e mantenere sempre un’intonazione perfetta, ma la presenza di un ingombrante ponte nero e una tastiera dotata di display digitale in bella vista accanto al selettore dei pick up, rendono la scelta comprensibile solo da un punto di vista pratico, ma il risultato estetico è a mio parere non soltanto discutibile, ma una vera e propria mancanza di rispetto all’armonia delle forme della Les Paul.
Come detto all’inizio, questo articolo non ha pretese di completezza e anche se molte altre sarebbero le chitarre che si potrebbero aggiungere, dalla Gibson ES-350 vista all’Arena O2 e in “It Might Get Loud”, alla Paul Reed Smith usata negli anni novanta, fino alla Gretsch Chet Atkins ceduta come premio di un concorso nel 1974, per non parlare delle numerose acustiche che addirittura forse meriterebbero un approfondimento a parte, quelle elencate sono le reali protagoniste e le maggiori comparse della lunghissima commedia che è stata la carriera di Jimmy Page.
Quel che appare comunque evidente nel tracciare il percorso che dalle prime chitarre economiche lo ha condotto ai guitar synth degli anni ottanta e alle personalizzazioni degli anni novanta per poi, una volta tirate le somme, tornare ai suoi strumenti preferiti, è la figura di un chitarrista che forse dopo i grandi trionfi degli anni settanta con gli Zeppelin, nel buio creativo degli anni ottanta ha inseguito il miraggio di una modernità che a conti fatti era lontana dalla reale espressione del suo talento.
Dalla seconda metà degli anni novanta, pur con qualche sbandata riguardo ai propri strumenti, grazie soprattutto a una massiccia rivalutazione dei Led Zeppelin da parte della critica che era sempre stata molto ostile nei loro confronti, Jimmy Page sembra aver fatto i conti con se stesso e la propria storia musicale e la reunion per quell’unica data con i vecchi amici Robert e John e il “figlioccio” Jason e forse ancora di più il film “It Might Get Loud” pur se velato di una costante malinconia, sono diventati una sorta di sigillo di una nuova serenità e di un ritrovato amore per la chitarra.
Se vi va di fare quattro chiacchiere sulle chitarre di Jimmy Page, ci vediamo sul FORUM
fonte delle immagini utilizzate : la rete